Oggi per la rubrica “Professione Arbitro” abbiamo avuto il piacere di intervistare Mirko Datteri che, dopo una trascorso da giocatore, allenatore e dirigente, ha deciso di indossare gli unici panni che gli mancavano: quelli dell’arbitro.
Cosa ti ha spinto ad iniziare il percorso da arbitro ?
Principalmente la curiosità, dopo aver ricoperto tutti i ruoli in campo e fuori, ero affascinato da una nuova prospettiva, quella dell’arbitro per l’appunto. Vedere con occhio neutrale e non “di parte” mi ha spinto ad iniziare questo percorso.
Prima di diventare arbitro, ci hai detto che facevi il calciatore, raccontaci un po’ del tuo passato …
Ho sempre fatto il portiere. Ho giocato tra seconda e terza categoria fino ai 27 anni militando nella squadra del mio paese. Successivamente ho virato sul mondo del Csi dividendomi tra città e bassa bresciana, dove sono andato a vivere. Il tutto si è concluso intorno ai 40 anni, un infortunio mi ha fatto capire che era il caso di smettere.
Da arbitro, quali sono le principali differente tra il calcio a 7 e quello a 11?
Banalmente il fuorigioco che, come ben sapete, a 7 c’è solo in area piccola oppure la parte atletica che, viste le dimensioni del campo, nel calcio a 11 è ben più sollecitata. Scendendo nel dettaglio devo parlare delle scelte: fischiare una punizione a metà campo a 11 non è la stessa cosa di fischiarla a 7, qui è una vera e propria occasiona da rete, bisogna “pesare” un po’ di più la situazione. Vi cito, infine, la confusione, nel Csi è tutto un po’ più caotico e per un arbitro è difficile star dietro a tutto.
Il ricordo più bello riguardo alla tua attività da arbitro?
Spero debba ancora arrivare. Non ho un ricordo specifico, per ora posso dire che ogni partita che termina con i complimenti dei giocatori è il momento più bello.
Qual è, invece, la cosa più spiacevole che ti è capitata da quando sei arbitro?
Due anni fa, ai nazionali che si sono tenuti qui a Brescia. A fine partita, un tifoso ha cercato di aggredirmi, mi hanno dovuto scortare fuori dagli spogliatoi, nei giorni successivi ho pensato di smettere.