Per la rubrica “Professione Arbitro”, questa settimana abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Germano Franzoni, da venticinque anni arbitro CSI.
Cosa ti ha spinto ad iniziare ad arbitrare?
Più che cosa, ti direi “chi” mi ha spinto. L’attuale presidente Csi Emiliano Scalfi è sempre stato molto insistente. Al tempo, quando giocavo, lui faceva l’arbitro. Ogni fine gara mi diceva “appena smetti di giocare, vieni a fare l’arbitro, i rompi scatole come te hanno il carattere per farlo”. E dopo venticinque anni di arbitraggio, eccomi qui.
Qual’è il tuo passato da calciatore?
Come calciatore avevo piedi non sopraffini ma grande grintà e volontà. Ho giocato qualche anno in terza categoria poi sono sbarcato nel mondo CSI, prima a undici e, successivamente, a sette.
Quali sono le principali differenze tra arbitrare il calcio a 7 e il calcio a 11?
Sicuramente la gestione di più persone sul terreno di gioco e il fuorigioco, nel calcio a undici, senza guardalinee, l’arbitro dev’essere particolarmente allenatore per essere sempre nel vivo dell’azione. La difficoltà del calcio a 7 è che, essendo i campi più piccoli, ci sono molti più scontri e l’aspetto fisico è di primaria importanza, bisogna stare più attenti. Ultima, la più scontata, è sicuramente la dimensione del campo che, per noi arbitri del calcio a 7, ci consente di risparmiare qualche energia.
Qual’è la cosa più brutta che ti sia successa da arbitro?
Probabilmente la mia prima partita ad un torneo notturno. Un giocatore, a fine gara, mi ha inseguito cercando di aggredirmi. Dopo un’esperienza del genere avrei potuto mollare l’arbitraggio all’istante e invece, forse, mi è scattato qualcosa.
Qual’è la cosa più bella invece?
L’episodio più bello è stato sicuramente incontrare un ex giocatore dopo anni. Con questo calciatore ho sempre avuto problemi, era un grandissimo rompi scatole. Quando mi ha visto mi è corso incontro e mi ha salutato con un caloroso abbraccio, la cosa mi ha fatto veramente felice. Forse aveva capito che ai tempi esagerava, credo di essermi guadagnato il suo rispetto sia come arbitro che come uomo.