Un bresciano d'azione: Gaetano Berardi e la sua avventura all'ATL Verniciatura

343 presenze tra i professionisti (Brescia, Sampdoria, Leeds, Sion e Bellinzona le tappe), l’onore di vestire la maglia della nazionale elvetica e da un anno a questa parte il ritorno alle rondinelle, stavolta in veste di allenatore delle giovanili. Gaetano Berardi non ha certo bisogno di presentazioni, è la sua carriera a parlare per lui, ma l’amore per questo sport continua a manifestarsi in mille sfaccettature. E la voglia di rincorrere il pallone è intatta, come il primo giorno: lasciato il calcio a 11, oggi difende i colori dell’ATL Verniciatura nel girone B di serie A Open CSI Brescia. Da Elland Road al campo sportivo di Pontoglio, con la passione e l’umiltà che l’hanno sempre contraddistinto.

 

Cosa (o chi) ha spinto un professionista a proseguire la carriera nel calcio a 7?

“Appena ho smesso, di calcio a 11 non volevo più sentirne parlare senonché come allenatore. Sapevo poco di questo mondo ma ho avuto modo di conoscere il presidente della mia attuale squadra Carmelo Abbate (che oggi è diventato un amico) e ho pensato di provarci. Mi sono trovato subito bene nonostante siano due tipi di calcio differenti”.

 

Com’è il tuo approccio alle partite oggi rispetto ad allora?

“Sempre lo stesso: la partita ha la stessa importanza che aveva prima. Mi piace essere pronto, allenarmi con intensità e prepararmi per stare bene a livello fisico, anche perché non sono più un ventenne e gli acciacchi a volte si fanno sentire. L’impegno fisico nel calcio a 7 c’è”.

 

Qual è l’atteggiamento dei tuoi compagni di squadra? Avere uno come te accanto è uno stimolo, o a volte può diventare una pressione?

“No, sono sicuro non sia una pressione: a livello caratteriale sono tranquillo e alla mano con tutti. I ragazzi già l’anno scorso l’hanno capito e mi hanno accolto bene. Io volevo semplicemente mettermi in gioco e divertirmi e sono felice di avere trovato un gruppo di ragazzi disponibili”.

 

Dopo il Covid il livello della Serie A Open è cresciuto in maniera esponenziale. Tu come l’hai trovato? Te l’aspettavi così?

“Non lo conoscevo prima e quindi non posso fare confronti, ma di certo mi sono accorto subito di come il livello fosse competitivo. Ci sono squadre ben organizzate sia come gioco che come società. Mi trovo ogni settimana a giocare contro ragazzi che mettono impegno e voglia”.

 

Com’è il legame con la terra bresciana?

“Da quando sono arrivato a giocare in Primavera a 16 anni poi sono sempre rimasto qui di base, e sempre qui ho conosciuto la donna che poi sarebbe diventata mia moglie. Mi piace la città e anche la provincia, posso dire ormai d’essere bresciano d’adozione”.

 

Hai trascorso sette anni oltre Manica in un quella che tanti definiscono la più affasciante tra le realtà calcistiche. Hai qualche aneddoto da raccontare?

“È stata un’esperienza intensa. È una cultura totalmente diversa dalla nostra, abituarsi all’inizio è dura poi mi sono integrato e mi hanno fatto stare davvero bene. Le tifoserie sono incredibili ma al tempo stesso molto rispettose della tua vita privata. Lì il calcio si esprime ai massimi livelli”.

 

Nella tua Svizzera, invece, il calcio è in grande evoluzione. Qual è il segreto?

“È una progettazione a lungo termine che sta dando risultati concreti. Ricordo che già quando ero ragazzino se ne parlava. Organizzazione, investimenti, e un movimento giovanile che si espande all’estero. I giovani vengono lanciati in prima squadra con coraggio, senza pressioni”.

 

Quali sono i giocatori che più ti hanno impressionato nella tua carriera, sia da avversario che da compagno di squadra?

“Di avversari tosti ne ho affrontati tanti, ma così a caldo mi viene in mente Eto’o in un Inter-Brescia a San Siro. Mi fece impazzire, ma portammo a casa un bel punto. Da compagno di squadra dico Rafinha al Leeds. Persino in allenamento percepivi la sua voglia di imporsi, aveva una marcia in più”.

 

Veniamo alla tua nuova avventura sulla panchina delle giovanili del Brescia.

“Mi sta piacendo molto. L’anno scorso ho fatto da vice in Primavera e adesso sono il primo allenatore. Sono accompagnato da uno staff che mi dà grande disponibilità, e i ragazzi ci mettono grande impegno. Per il momento mi trovo a mio agio con i giovani, non ho fretta di passare ai grandi”.

 

Chiudiamo con la tua ATL Verniciatura. Cosa vi aspettate dalla stagione appena iniziata?

“L’obiettivo immediato è risalire la classifica, dobbiamo fare punti e trovare continuità. Non sarà semplice perché è un girone molto competitivo, ma la squadra è ottima e sono convinto che risaliremo. Il presidente ha lavorato bene in estate, già dalla prossima partita son certo faremo bene”.

 

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