Una carriera scandita da mille battaglie sui campi di periferia e da un legame indissolubile con la propria terra d’origine. Tra i grandi protagonisti della Serie A CSI Open c’è Fabio Trombetta, classe 1987, da sempre una cosa sola con le realtà calcistiche della sua Cellatica: prima l’intera trafila del settore giovanile, poi gran parte del proprio percorso dilettantistico e oggi leader del San Giorgio Cellatica A, realtà che fin dagli albori ha dato la precedenza a giocatori nativi o abitanti della località franciacortina. Un gruppo ambizioso che ha iniziato la nuova stagione portandosi a casa la Supercoppa Brixia e che vuole giocarsi le sue carte per il titolo provinciale CSI, il modo migliore per Fabio per mettere il sigillo ad un amore sbocciato all’età di sei anni.
Com’è nata questa tua storia infinita con il Cellatica?
“Ho fatto tutta la trafila del settore giovanile, ho iniziato a 6 anni nei Pulcini fino all’esordio in prima squadra. Qui ho calcato i campi di Promozione, Prima e Seconda Categoria fino ai trent’anni”.
Poi c’è stata una parentesi lontano da casa.
“Sì, ho avuto un’esperienza di tre anni a Lograto: alla seconda stagione ho vinto la Prima Categoria per poi giocare quella successiva in Promozione. Sono quindi sceso a Concesio in Seconda, eravamo in lotta per vincere campionato e coppa poi a febbraio la sospensione dovuta al Covid. L’anno successivo non si è giocato nuovamente, lì mi è un po’ passata la “magia” del calcio a 11”.
E com’è nata l’idea del passaggio al calcio a 7?
“Sapevo che a San Giorgio si stava costruendo una squadra composta soprattutto da amici e coetanei che come me avevano smesso l’anno precedente. Prima del Covid avevano una squadra A e una B ma alla ripresa il numero dei giocatori era drasticamente calato; quindi, giovani e vecchi sono confluiti in un gruppo unico. Si è creato un bel mix che continua da tre anni con ottimi risultati”.
C’è qualcuno con il quale hai legato particolarmente nel San Giorgio?
“Se devo menzionare una persona, dico Andrea Baldussi. È un caro amico da quando eravamo giovani e ha militato per vent’anni nel San Giorgio, è un po’ il Totti di questa società. Questo sarà il primo anno senza di lui, a livello personale è una mancanza che si farà sentire.
Qual era il tuo ruolo a 11, e qual è il tuo attuale a 7?
“Ho sempre giocato in mezzo al campo: in svariati ruoli dove occorreva, ma sostanzialmente sempre a centrocampo. Ero un giocatore di corsa, di inserimento, anche se qualche gol l’ho fatto. Tatticamente il calcio a 7 mi piace, ho giocato spesso i tornei estivi, e qui copro una posizione alle spalle della punta”.
Qual è il tuo ricordo più bello legato al mondo del pallone e, se c’è, quale vorresti cancellare?
“La cosa migliore è indubbiamente l’amicizia nata con alcuni compagni di squadra, legami che condivido tutt’ora. Sul campo direi la vittoria del campionato a Lograto nel 2018. Di veramente negativo ho ben poco; per ambire a qualcosa di più in alto lasciai Cellatica a trent’anni e andare via da casa fu molto difficile, ma con il senno di poi è stata una scelta giusta”.
Quali sono i vostri obiettivi stagionali?
“Siamo una realtà ambiziosa arrivata in breve tempo ai vertici del calcio a 7 bresciano. Partiti dopo il Covid dalla B con una rosa forte, l’abbiamo vinta e siamo saliti in A; l’anno dopo abbiamo vinto ancora e poi perso la finale provinciale, mentre l’anno scorso abbiamo perso la finale di Coppa Leonessa. Quest’anno siamo partiti con il piede giusto portando a casa la Supercoppa, giocheremo per coronare il sogno di vincere il campionato e i provinciali. La squadra è formata da 18 elementi, tutti sempre presenti e motivati, è la nostra forza”.
Ti vedi ancora a lungo in campo o magari in un altro ruolo nel calcio?
“Ragiono di anno in anno, ma gli acciacchi ci sono e ogni stagione credo potrebbe essere l’ultima. Non ho ancora pensato al futuro però mi piacerebbe provare ad allenare, soprattutto i giovani. Ovviamente a Cellatica sarebbe l’ideale”.