Quest’oggi per le interviste agli arbitri del mondo Csi, abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con Marco Piceni che, dal 2011, fischia ininterrottamente sui campi della provincia.
Da dove nasce la passione per l’arbitraggio?
La passione per l’arbitraggio nasce quasi per caso. Ovviamente la passione più grande è il calcio in generale ma il mondo arbitrale m’incuriosiva. Iniziai quasi per gioco, un collega era responsabile di zona degli arbitri e mi propose di svolgere il corso nel lontano 2010. Nel 2011 iniziai ad arbitrare e, oggi, quasi quindici anni più tardi, sono ancora qui a calcare i campi della provincia, per me è motivo di grande orgoglio.
Hai un trascorso da calciatore?
Chiamarlo trascorso è quasi un’eresia. Si, come tutti i ragazzini appassionati, ho iniziato a giocare a calcio fin da piccolo. Abito a Roncadelle, ho sempre militato nelle giovanili della squadra del mio paese. Sono arrivato fino alla Juniores ma, a causa di un problema di salute, ho appeso le scarpette al chiodo.
Qual’è la cosa più bella che ti è capitata da quando fai l’arbitro?
Estrapolare un singolo episodio è molto difficile, ne ho vissute tantissime. La cosa che più mi è rimasta in mente in questi anni sono le partite dei bambini. I ragazzini ti guardano quasi intimoriti, in molti mi chiedono se ho i cartellini. Sembrano spaventati ma una volta fischiato il calcio d’inizio si dimenticano di tutto e corrono dietro al pallone, personalmente è bellissimo. Mi piace anche il clima dell’extra campo, ho conosciuto tanti amici e bravissime persone.
Qual’è, invece, la cosa più strana che ti è capitata?
Anche qui, sinceramente, non ho un ricordo ben preciso. La cosa più strana, a mio modo di vedere, è proprio il vivere la gara e il campo da solo e non con i compagni di squadra. Essere in uno spogliatoio da solo non è la stessa cosa di condividerlo con i compagni di squadra. Avere in campo un ruolo diverso da quello di giocatore è molto particolare ma ormai ci sono abituato.