“Nel calcio non esistono più le bandiere”. Quante volte, sopratutto negli ultimi anni, abbiamo sentito questa frase … niente di più vero anche se c’è un piccolo paese nel cuore della Valtrompia in cui certa gente potrebbe storcere il naso di fronte a quest’affermazione.
Un piccolo paese dove è nato e cresciuto il protagonista di quest’intervista: Simone Ghisla, centravanti del Csi Lodrino che, dopo una vita trascorsa a giocare nel Calcio a 11, rigorosamente a Lodrino, tra Prima Categoria e Promozione, due anni fa ha deciso di virare sul Calcio a 7.
Raccontaci un pò della tua carriera …
Ho iniziato a giocare a calcio da piccolo come quasi tutti i miei coetanei, chiaramente qui a Lodrino. Ho sempre giocato per questa società a parte nel periodo degli “esordienti” in cui ho vestito la maglia del Lumezzane per due anni. Dopo di che sono rientrato e ho fatto tutta la trafila fino alla prima squadra, sicuramente un motivo d’orgoglio per un ragazzo del paese come me.
Cosa c’è di speciale a Lodrino?
Tutto, per me che son nato e cresciuto qui giocare nel Lodrino è speciale. Ho sempre giocato con i miei amici, ho sempre fatto parte di gruppi fantastici. Sono cresciuto insieme alle persone con cui, per anni, ho condiviso lo spogliatoio. Quando mi sono affacciato alla prima squadra, ovviamente, c’erano i vari senatori, quando hanno smesso, siamo diventati noi con Pasini e Bettazza. Il legame con amici e paese è fortissimo, non ho mai pensato di cambiare squadra, è stato ed è bellissimo lottare ogni settimana, sportivamente parlando, per il mio paesino di 1500 abitanti. Mi son sempre divertito tantissimo.
Qual è stata la più grande soddisfazione legata al mondo del calcio ?
Sarò ripetitivo ma lo spirito di gruppo che ho visto in questi anni, sia a 11 che a 7, sono per me la più grande soddisfazione. Ho legato con tantissime persone, il calcio è stato fondamentale, i miei compagni di squadra sono quasi diventati fratelli. Se guardo al campo, sicuramente la vittoria dei Play-Off di Prima Categoria con conseguente salto in promozione è stata emozionatissima.
Perché hai deciso di virare sul calcio a 7?
Principalmente per motivi lavorativi. Ho cambiato occupazione cinque anni fa, monto impianti galvanici all’estero, sono sempre in giro. Sabato, per esempio, sono tornato a mezzogiorno dalla Francia e alle 14.30 ero al campo. A questi ritmi non potevo sostenere i tre allenamenti e, più in generale, l’impegno richiesto da una squadra di Promozione. Allenandomi poco, facevo fatica ad entrare in forma e, giustamente, facevo tanta panchina, ho perso un pò la poesia ma non volevo lasciare completamente il calcio, ragion per cui da due anni ho iniziato con il calcio a 7, lo prendo con impegno ma in maniera più leggera, posso permettermi di saltare qualche allenamento.
Com’è stato l’impatto con questa nuova realtà?
Ero abituato ad un calcio completamente diverso, questo è un calcio più “ruspante”. Noi, per esempio, giochiamo le partite casalinghe su un campo in sabbia. Nel nostro girone, a parer mio, conta sicuramente di più lo spirito rispetto alla tecnica. Ovviamente il livello è più basso rispetto alla Promozione o alla Prima Categoria, l’obiettivo è quello di divertirsi e lottare per vincere più partite possibili anche se quest’anno stiamo facendo fatica.
Lo hai detto tu ma devo chiedertelo … come sta andando la stagione?
Non troppo bene, siamo una neo promossa, stiamo facendo fatica. A parte le prime tre o quattro squadre, il girone è equilibrato ma stiamo pagando alcune assenze. La principale differenza con la Serie B è che in Serie A tutte le squadre sono competitive, non possiamo permetterci di mollare. Il ritorno è appena iniziato, speriamo di fare meglio del girone d’andata, abbiamo preso due o tre giocatori che spero possano darci una mano.