"Non siamo qui per costruire calciatori, ma persone". Le parole di Matteo Granatella, responsabile settore giovanile del GSO Calcinatello

Un viaggio nel calcio giovanile più genuino, quello degli oratori e delle parrocchie, dove le partite sono scandite dal rintocco delle campane e i bambini non vengono selezionati in base a capacità o prestazioni, ma devono solo pensare a divertirsi e far gruppo con i coetanei. Una delle realtà più conosciute e longeve nel panorama del CSI Brescia è il GSO Calcinatello che, oltre ad una prima squadra in serie B Open, ha un vivaio composto da ben dieci formazioni di ogni età. A raccontare la loro storia è il responsabile del settore giovanile Matteo Granatella.

Iniziamo da quando tutto è cominciato.

<<La squadra Open c’è dal 2007 ma per quanto riguarda il settore giovanile tutto ebbe origine nel 2009 con la realizzazione del campo in sintetico da parte della parrocchia. Sorsero le prime squadre di bambini, a livello gestionale erano inizialmente separate l’una dall’altra. Dopo un paio d’anni il parroco dell’epoca propose di costituire un gruppo sportivo unico sotto il nome di GSO Calcinatello>>.

E fu allora che diventò un vero e proprio vivaio?

<<Esatto, quando io ed altri ragazzi lasciammo gli Open decidemmo di prendere in mano le squadre dei piccoli e cercare una figura professionista che gestisse la scuola calcio. Abbiamo iniziato a raccogliere iscrizioni dal basso e a gestire il tutto come un vero gruppo sportivo. Oggi ogni squadra ha il suo staff e i ragazzi, in caso di necessità, salgono da un categoria all’altra: non è più un insieme di squadre singole ma una realtà unica. Prima gli allenatori partivano con i bambini di 6 anni e li tenevano fino alla maggiore età, oggi invece ogni annata cambia allenatore al massimo ogni due anni>>.

Le soddisfazioni non hanno tardato ad arrivare.

<<Abbiamo dieci squadre e copriamo quasi tutte le categorie CSI, stiamo ottenendo dei bellissimi risultati sia a livello sportivo che di iscrizioni. La cosa più importante, tuttavia, è venire all’oratorio per divertirsi. Qui non ci sono selezioni: i bambini devono solo giocare e poi vada come vada. Non puntiamo al risultato sportivo, bensì a riempire l’oratorio. Diamo disponibilità fino ad esaurimento posti (circa 14 per categoria) anche se spesso sforiamo; senza meritocrazia, diamo solo la precedenza a chi c’era l’anno prima>>.

Com’è il vostro legame con Calcinatello?

<<Chiaramente è molto forte. Ci conosciamo tutti, è una comunità molto viva e attiva. Lavoriamo con le associazioni del territorio, collaboriamo con assistenti sociali e spesso ci prendiamo carico a titolo gratuito di ragazzi extracomunitari appena arrivati nel nostro paese, oppure di quelli con problemi familiari particolari. In questi casi li prendiamo a prescindere, siamo l’oratorio e quando c’è da dare una mano non ci tiriamo certo indietro>>.

Perché una famiglia preferisce voi ad altre realtà calcistiche FIGC?

<<Credo che il CSI per le famiglie sia un ambiente salutare e pulito, non invaso da dinamiche di un calcio che dovrebbe appartenere solo agli adulti. Non siamo qui per costruire dei calciatori, ma per costruire persone. Poi è normale che qualcuno abbia più potenziale di altri, magari anche una dedizione all’agonismo, e scelga di spostarsi in altre società. Noi non veicoliamo e non vincoliamo, riteniamo che i bambini debbano essere liberi. Il mio unico consiglio è di aspettare a spostarli al termine delle elementari per non rovinare la parte bella del gioco e del divertimento>>.

Qual è il ricordo di questi anni cui sei più legato?

<<La più grande emozione è quando a fare la differenza è un bambino che normalmente ha delle difficoltà, che non ti aspetti possa incidere sul risultato. Magari in quel campionato hai perso quasi tutte le partite, poi arriva anche solo un pareggio grazie ad un suo gol e questo ti rimane dentro. Come mister, senti di aver fatto qualcosa di veramente grande e che va al di là di qualsiasi vittoria. E personalmente tengo più al gruppo che a vincere la partita. In certe nostre squadre meno competitive vedo più felicità rispetto a chi lotta per il campionato ma esce dal campo sempre arrabbiato!>>.

C’è qualcuno che ha fatto l’intera trafila nel GSO fino alla prima squadra?

<<Certo, nella squadra Open ce ne sono, così come nei Juniores e nei Top Junior che lottano per vincere il campionato e sono per la maggior parte composti da giovani che hanno iniziato dalla Scuola Calcio. Magari qualcuno ha avuto esperienze altrove ma poi è tornato da noi>>.

E per quanto riguarda il futuro?

<<Penso ci possa essere il giusto ricambio generazionale. Fino a quest’anno la società era stata gestita inter nos, ma siamo 200 tesserati circa e dopo le dimissioni del presidente abbiamo deciso di fare le cose come si deve: abbiamo indetto un’assemblea degli associati e rieletto un direttivo che, da statuto, resterà in carica per quattro anni. All’assemblea sono stati invitati molti giovani proprio per dare continuità al progetto e andare oltre ai soliti nomi. Alcuni di loro stanno già facendo il corso da allenatori. Per la prossima stagione contiamo di arrivare a dodici squadre e la parrocchia ci darà la possibilità di usare anche il campo di Ponte San Marco per allenarci>>.

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